In questo articolo cerco di riassumere cosa sto cercando e dove vorrei arrivare nella produzione di BIRRA, o meglio della MIA BIRRA, o ancora meglio nella ARTIBUS BEER !! – vi rimando all’articolo dove spiego come nasce ARTIBUS. – i punti non sono pochi quindi scusate la lunghezza di questo post.

HOMEBREWED

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Certamente sto parlando di BIRRA FATTA IN CASA – nessuna pretesa di aprire un Birrificio. Vedo spesso in rete molti che migrano verso la costituzione di un birrificio. Non mi metto a fare un discorso di business, perché imbarcarsi in un Birrificio, è una operazione molto seria, ma di business (assolutamente meritevole). Gli obiettivi però sono molto diversi, in entrambi i casi si può fare birra ricercando la qualità, ma per l’Homebrewer il riferimento (il faro) è “LO STILE” (vedi più sotto), ovvero fare una birra di qualità che sia il più aderente possibile allo stile di riferimento. Per un birrificio, se pur artigianale, se pur di qualità, il riferimento è IL CLIENTE, o meglio IL MERCATO che li condiziona. Non faranno mai una birra che il loro mercato di riferimento non richiede; devono sopravvivere e cercano il margine.

L’Homebrewer non ha questi vincoli e queste condizioni, il suo obiettivo è LA BIRRA !!

UNA BIRRA DI QUALITA’

Credo di essere abbastanza vicino al vero quando affermo che l’ottenimento di una BIRRA DI QUALITA’ è un obiettivo di lungo periodo e che lo si ottiene con l’esperienza e l’attenzione a tutti i dettagli (tanti) di processo, di attrezzatura, di materiali, di ingredienti, ma anche certamente con l’abilità, la passione e la determinazione – mi viene da dire: “… si può fare birra mediocre per berla, ma fare birra di qualità va un pò oltre …” – capiamoci ! non sto criticando nessuno, questo è un bellissimo HOBBY e ognuno è libero di farlo nel modo che più lo appaga, è una passione e non può essere un “vincolo”, una “costrizione”, una “fatica”, vi sto semplicemente riportando quelli che sono i miei obiettivi, le mie convinzioni, ciò che per me è appagante, anche dopo una giornata di 12h passate a fare una cotta, o 6 ore ad imbottigliare. Va anche detto che anche per me è l’obiettivo di ora, nella mia condizione, con la mia attuale situazione familiare, nulla vieta che cambi nel tempo o addirittura “cessi di esistere”.

STUDIARE

Penso che l’improvvisazione sia la cosa più sbagliata, quindi innanzitutto occorre studiare ed acquisire quelle conoscenze tecniche (formule, concetti di fisica, concetti di chimica, processo etc.) che servono di base (quelli che chiamo i “fondamentali”) – anche questo non necessariamente tutto subito e prima di iniziare, può essere fatto per gradi; non è necessario partecipare ad un corso universitario, ma certamente più cose sai (giuste!) quando cominci, più avanti posizioni l’asticella verso il raggiungimento dell’obiettivo. Libri ce ne sono parecchi, Post in Internet fin troppi (quindi fate attenzione alla attendibilità di ciò che andate a leggere), forse la cosa che manca di più è la condivisione dell’esperienza che ogni Homebrewer fa, all’interno del suo locale di birrificazione, con il suo impianto, con le sue abitudini, con la sua attrezzatura.

La condivisione della mia esperienza, non necessariamente tutta giusta (ci sono anche le cose sbagliate), è il motivo essenziale di questo BLOG.

L’ATTREZZATURA

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Indubbiamente i pionieri dell’Homebrewer hanno cercato, e sono riusciti a birrificare utilizzando attrezzatura autocostruita, a volte (passatemi il termine) un pò “improvvisata”; certamente è stato un tempo epico, bello nel suo modo e nel suo tempo, nemmeno poi tanto lontano, ma certamente “superato”. Il tempo è trascorso e la conoscenza si è evoluta, le esperienze, gli errori, i metodi,, i materiali, gli ingredienti sono indubbiamente migliorati; trovo fondamentalmente sbagliato non tenerne conto e volersi “imbarcare” in avventure di altri tempi, salvo che non venga fatto per “ripercorrere storicamente” un determinato processo con l’intento di ottenere la rievocazione di quella “birra storica” (esiste anche questa branchia nella birrificazione). Va sempre però tenuto presente che stiamo parlando di un HOBBY e i costi, a mio modo di vedere, vanno sempre commisurati all’obiettivo e alle proprie capacità finanziarie. Ognuno determinerà, in base alla sua condizione, fin dove spingersi. Anche su questo io parlo del mio e della mia capacità di spesa; certamente si può fare di meglio e di più, ma vi racconto dove sono arrivato io. Per esempio il famoso TILT è un bellissimo strumento (oggi su PINTA.IT costa € 136,00) ma per il momento non penso minimamente di prenderlo – a volte mi ritrovo contemporaneamente con 6 birre in fermentazione e se penso di dover prendere 6 TILT e spendere € 816,00 per questo, non lo faccio – certo potrei prenderli per step …. ma rimarrebbe un investimento che al momento ritengo non necessario (rapporto costi-benefici per me, qui, ora !!). Vi rimando all’articolo sul mio impianto a 3 TINI e ad eventuali altri articoli sulla mia Attrezzatura.

IL PROCESSO

Non vado qui in dettaglio su tutto il processo e vi rimando ai vari articoli che, nella sezione apposita, lo descrivono pezzo per pezzo. Qui cerco di sintetizzare i passi che mi hanno portato ad oggi e, credetemi, sono ancora all’inizio !!

Nel primo anno di ALL GRAIN (2020-21) ho fatto la prima esperienza con KIT acquistati; mi è servito per rendermi conto di come funziona il processo, quali fossero i punti deboli, come mettere le giuste impostazioni al programma (Beersmith) e, insomma, fare un pò di pratica. Ho fatto 11 cotte da 23-25Lt. Sarò lento (volutamente), c’è chi dice di fare 2-3 cotte e poi hai capito, io non ci sono riuscito. A me piace capire, convincermi, sperimentare e poi consolidare un passo alla volta. La fretta la trovo una “cattivissima consigliera”.

La stagione successiva (2021-22) ho fatto batch di circa 23LT a cotta iniziando a farmi le prime ricette. L’obiettivo era capire come si doveva fare per costruire la ricetta. Anche questo mi è servito molto per capire proporzioni, apporti, diversità tra gli ingredienti, necessità di processo. Normalmente i MASH che facevo erano “canonici” (60-90min) e terminavo quando il classico test dello Iodio mi dava un risultato positivo – ovvero sono partito con cotte “accademiche”.

Certamente le birre ottenute nello scorso anno (2021-22), se pur buone, erano, a mio parere, non pienamente soddisfacenti. Provo a spiegarmi:

  • non posso dire che mancassero di corpo (sarebbe troppo), a parte qualcuna riuscita un pò “watery”;
  • non posso dire che fossero fuori stile (i dati finali rientravano abbastanza in quelli previsti) – a parte qualche aggiunta di malto nei casi di OG un pò troppo basse;
  • difetti (classici) certamente ! qualche volta ci sono e succederà ancora, quelli fanno parte del processo e, sono convinto, spariranno con l’esperienza; certamente vanno tolti, ma sono un aspetto “tecnico”

Diciamo che le birre ottenute mancavano di quella “pienezza del gusto” che ho in mente – un concetto un pò vago ma per me essenziale; il mio intento è quello di bere una birra pienamente soddisfacente (sono un pò esigente), e, se pur quest’anno (2022-23) un miglioramento c’è stato, ancora molto è da fare, rispetto alla soglia attesa.

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Nel 2022-23 mi sono dato come obiettivo il miglioramento dell’efficienza che era al di sotto del 60%. Come discuto nel post “UN MASH LUNGO MIGLIORA L’EFFICIENZA ?” non so in che percentuale abbia realmente influenzato l’aumento dell’efficienza, sicuramente un aumento c’è stato: è salita al 75% con un 83%-87% di efficienza di MASH !!

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Mi sono convinto che l’aumento dei tempi di processo è stato un passo ulteriore verso il miglioramento della qualità della birra di ARTIBUS. Aumentare l’efficienza in un qualche modo permetta (sia funzionale a) un “aumento del gusto” che si porta dentro alla birra, ripeto non tanto della soglia di “watery”, che dipende più da un fattore tecnico (meno zuccheri, più acqua), ma di quella “soglia di percezione del gusto” che ho in mente. Sarò un pò visionario ? non lo so! forse? ma quello è al momento il mio obiettivo.

GLI INGREDIENTI

Sugli ingredienti sono (anche qui) un pò radicale. Devo dire però che la mia esperienza necessita ancora di approfondimenti e di sperimentazione. Ritengo sia anche questo un aspetto importante e fondamentale nella ricerca del “gusto migliore” della mia birra. Imparare a dosare correttamente gli ingredienti, riconoscerne la qualità all’origine, l’equilibrio tra i diversi ingredienti è un aspetto tutt’altro che semplice, che si può perfezionare nel tempo, ma che sarà una costante da tenere sempre presente. Ad oggi mi sono limitato a “cercare di azzeccare” il giusto ingrediente rispetto allo stile che andavo a produrre e al corretto equilibrio tra di loro (certamente molto ancora devo fare). Come detto sono un pò radicale, penso che per fare, ad esempio, una buona birra Tedesca, serva l’orzo tedesco e servano i luppoli tedeschi (salvo alcune eccezioni). Non mi piace “americanizzare” gli stili, “eccedere” nella rilevanza di alcuni ingredienti, andare fuori dallo stile. Ho iniziato lo scorso anno a farmi le ricette e nel prossimo anno sarà uno dei punti di maggior attenzione – migliorare il “gusto” con l’utilizzo più appropriato ed equilibrato degli ingredienti.

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LO STILE

Secondo il mio punto di vista, una birra deve essere prima di tutto RICONOSCIBILE, ovvero riferirsi/ispirarsi ad uno stile BJCP (v. BJCP 2021 Style Guide); portare nel bicchiere quei tratti e quelle caratteristiche proprie dello stile, ed eventualmente aggiungere le caratterizzazioni aromatiche senza che queste “invadano il gusto”, ma siano un buon completamento e un arricchimento assolutamente in equilibrio con la birra.

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Come ho già avuto modo di dire all’inizio di questo POST, è questo il punto essenziale che distingue l’hombrewer da un birrificio. Poi si può discutere sulla opportunità o meno di riferirsi al BJCP quale classificazione e descrittore degli stili, ma un riferimento lo devi avere, non solo per la competizione; i corsi credo siano stati l’obiettivo iniziale del BJCP.

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Penso che il valore BJCP sia dato da:

  • ormai è applicato in moltissime competizioni sia nazionali sia internazionali
  • applica un set molto ricco e articolato di descrittori
  • prevede un “severo” programma per diventare giudici BJCP riconosciuti
  • contempli gli aspetti storici e di localizzazione degli stili, che vengono sempre richiamati/applicati
  • viene revisionato nel tempo cercando di recepire nuove tendenze, solo quando diventano realmente consolidate

Anche qui, certamente ci sono anche i difetti, tra cui il più evidente una certa inevitabile “americanizzazione” che a volte è indubbiamente percepibile; qualche forzatura sulla storia e localizzazione che può essere discutibile, ma penso sia un buonissimo strumento e che possa essere adottato per essere (le birre) ufficialmente riconoscibili a livello internazionale.

Vi rimando su tutti ad un recente articolo di Francesco Antonelli “Fare il salto di qualità nella produzione casalinga di birra” pubblicato su Cronachedibirra.it

vedi PROFILO

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