Come sempre i cambi di processo, di metodo, di prassi, per me sono una fatica. Una fatica perché non mi piace farli “improvvisando”, e perché la sperimentazione porta con se errori, perdite, aggiustamenti in itinere etc.. Infatti un anno fa (settembre 2022), un amico Homebrewer mi fa vedere il suo avanzamento nel processo di imbottigliamento e maturazione, adottando la CO2, la contropressione, la carbonazione forzata. Come sempre mi metto a cercare in rete e ad informarmi.

Vi segnalo i seguenti link:

Sono solo alcuni pezzi – dopo un pò di studio e letture varie, mi convinco che la contropressione è una cosa molto buona, in particolare per ridurre sempre di più il contatto con l’ossigeno. Sono un pò tradizionalista, sarà perché mi sono formato leggendo gli storici dell’Homebrewer – ai tempi non riuscivo a capire in rete a chi dare retta – mi sono affidato ai libri/manuali accademici sulla birra – sono partito con la rifermentazione in bottiglia e fino allo scorso anno lì mi sono fermato, consapevole, ma soddisfatto della scelta.

Nel frattempo l’amico Hombrewer ha iniziato a farmi vedere i vari “aggeggi”, pistola cinese, attacchi John Guest (o simili), riduttore di pressione, la bombola di co2 etc.. Ho iniziato ad informarmi sui costi, e la prima cosa da affrontare era la bombola di CO2. Acquistata ? Noleggiata ? Piccola ? Grande ? …. insomma in un modo o nell’altro sarebbe stato un investimento nuovo e, come sempre, un pò di riluttanza sui nuovi investimenti ce l’ho sempre.

E’ altrettanto vero che sono un pò curioso e un pò “facile” nel farmi trascinare nelle sperimentazioni. Così vado da PINTA.IT nell’ottobre del 2022 e compro riduttore e pistola cinese. Mi son detto: “intanto vediamo di capire di cosa si tratta”, tanto quelli serviranno comunque e non sarà una spesa buttata; con calma pianificherò come attrezzarmi, in modo da non fare acquisti “insensati” e dettati solo dall’improvvisazione. Va beh, ci ho messo un anno a capire (come sempre sono lento), fino a quando, a luglio 2023, decido per la bombola di CO2. La decisione è stata di acquistarla da 5Kg (€ 180,00 circa), per poi pagare la ricarica, quando vuota, € 20,00 a volta. Il ragionamento mio (ripeto solo mio, magari per altri non vale), è stato:

  • l’utilizzo di CO2 per una produzione come la mia è abbastanza irrisorio
  • un noleggio mi sarebbe costato troppo mensilmente senza sfruttarlo a pieno
  • Ho preso in considerazione anche l’ipotesi della Sodastream, ma il fatto che non avesse attacchi standard mi ha un pò frenato – e comunque la CO2 al grammo la paghi molto di più (ovvio)
  • Preferisco pagare la CO2 il meno possibile e investire inizialmente qualcosa in più per la bombola (senza esagerare con i volumi) e, se “sprecherò” CO2 per mancanza di esperienza, non mi deve distruggere economicamente
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In ogni caso, dietro a tutto il ragionamento, c’è un passaggio fondamentale: non volevo fare un acquisto “tanto per provare”, come faccio solitamente, preferisco lasciar trascorre il tempo meditando, e poi se devo prendere la decisione, quella sarà per un utilizzo effettivo e continuativo; ovvero deve essere, come sarà, un cambio DECISO e non una PROVA. Per questo è trascorso almeno un anno prima della decisione finale. In questo ragionamento non va tralasciato anche tutto ciò che “ci gira intorno” e che dipende anche fortemente dai volumi prodotti – chiaro che chi fa cotte da 9LT avrà sicuramente costi in attrezzatura molto minori. La cosa più grossa in termini di costi è dotarsi di KEG pressurizzati. Sembra banale, ma con una produzione di 54LT a cotta, stiamo parlando di almeno 3 KEG da 19LT cad per contenere tutto il batch finale dopo la fermentazione. A volte mi sono ritrovato ad avere in maturazione 2 o anche 3 birre (considerate che una lagerizzazione rimane in frigorifero 1 – 1,5 mesi) e, se la matematica non è una opinione (come non la è), 3×3 fa 9 – un KEG usato rigenerato costa all’incirca € 76,00 che moltiplicato per 9 fa € 584,00 = investimento elevato da non sottovalutare !! Sì, lo so, qualcuno potrebbe dire, fallo un pò per volta, fai meno litri, intanto ne fai una, poi vedi come ti trovi, poi aumenti gradualmente etc. Detto “sottovoce”, non è la mia politica ne la mia prassi, o le cose le faccio o non le faccio; se reputo che vanno fatte, cerco di valutare i costi; non pretendo e non voglio il massimo, non mi accontento del minimo, e, se il costo giustifica i benefici e se, ovviamente, lo posso sostenere, allora lo faccio, altrimenti tralascio o rimando. Detto questo quindi a Luglio ho fatto l’investimento della bombola che ha sancito la decisione di partire con la CO2, e ora mi appresto ad acquistare i KEG.

Per esempio: ho preso in considerazione anche i fermentatori in pressione (tipo ALL ROUNDER), mi piacciono veramente molto, hanno un costo non irrisorio, come sempre me ne servirebbero almeno 2 da 60LT (circa € 179,00 cad kit completo) – forse sarà il prossimo passo – è veramente un passo utile e ulteriore nella riduzione di contatto con l’ossigeno, non tanto per fermentare in pressione (lo reputo non basilare), ma quanto per travasare a fine fermentazione in completa assenza di ossigeno – come detto sarebbe un ulteriore passo nel miglioramento della birra che verso nel bicchiere, ma, francamente, al momento lo ritengo meno “importante” rispetto alla maturazione e dell’imbottigliamento con CO2, a questo si aggiunge che il costo è piuttosto elevato. Quest’anno mi accontento, e mi fermo all’utilizzo della CO2 per maturazione in post-fermentazione primaria e imbottigliamento e rimando ad un prossimo anno lo step della fermentazione.

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Comprato la bombola di CO2, vado da BEER AND WINE, per comprare il tubo per i collegamenti e i raccordi JOHN GUEST – in realtà da BEER AND WINE non ci sono gli originali ma raccordi di fabbricazione (ovviamente) cinese del tutto simili ma con minor prezzo – DUOTIGHT – l’amico mi ha confermato che funzionano (ma anche in rete trovate qualche parere positivo). L’idea, poi rivelatasi non percorribile, era di provare a travasare da recipienti non “pressurizzabili” cercando di spingere il contenuto (birra) con la CO2, avendo “lavato” in precedenza con la CO2 i contenitori di arrivo. Impresa a dir poco “malsana” e francamente a mio parere inutile, a meno che non abbiate dei recipienti pressurizzati all’origine. Comunque, come mio solito ci “Provo”.

Così ho acquistato i diversi raccordi, ma anche alcuni raccordi con controdado che servono per chiudere il foro nel coperchio del fermentatore di plastica (o anche quello INOX a fondo piano il cui foro ha lo stesso diametro) dove si infila il gorgogliatore, e farci passare un tubo per far affluire la CO2 dentro al contenitore. Di tubi ce ne sono di 2 misure, una più piccola e una di poco più grande. Alla fine ho scelto di utilizzare la misura più piccola, e di prendere tutti i raccordi vari della stessa misura – inutile mischiare le cose, fatica in più per poco, perché la differenza di diametro è veramente irrisoria. Inoltre io ho scelto di utilizzare questi tubi e i vari raccordi esclusivamente per il circuito dedicato alla CO2, per la birra continuerò ad utilizzare i tubi che ho sempre utilizzato – almeno per ora fino a quando non adotterò i KEG – l’adozione dei KEG comporterà successivamente anche la decisione di quali tubi utilizzare per trasferire e imbottigliare la birra – ovvero siamo giunti a settembre 2023 a dover prendere questa decisione, che però non ho ancora preso.

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LA PRIMA SPERIMENTAZIONE – IL TRAVASO

Avevo nel fermentatore 2 birre (quelle prodotte con il riso v. post “IL RISO – PUO’ ESSERE UN INGREDIENTE ?“) per un totale di 4 fermentatori (2 per ciascuna birra) in plastica alimentare da 30LT. Avendo letto delle varie peripezie di chi ci ha provato, cerco di chiudere i fermentatori con nastro adesivo per evitare che il coperchio “salti”; preparo un coperchio con il raccordo che mi consente di far affluire all’interno del fermentatore la CO2 – chiaro che al momento del travaso, dovrò aprire il fermentatore che ha il gorgogliatore, e sostituire il coperchio con quello dotato di raccordo; se voglio farlo con la CO2 non ho alternative. Nel frattempo predispongo i contenitori di arrivo – ho 2 fermentatori a fondo piano INOX della Polsinelli da 50LT che, essendo a fine stagione, potevo dedicare alle 2 birre che dovranno rimanere in COLD-CRASH per tutta estate. Li lavo con detergente, li sanifico con OXISAN, li riempio completamente, e provo a vuotarli utilizzando la CO2. Subito mi accorgo che qualcosa non va per il verso giusto. Nel far defluire la CO2, che dovrebbe svuotare il fermentatore dell’acqua riempiendolo di CO2, mi accorgo che il manometro di misurazione della pressione è molto instabile. Mi chiedo come mai, ma non ho ovviamente una risposta immediata, quindi continuo imperterrito. Alla fine francamente non so quanta CO2 sia veramente rimasta nel fermentatore INOX destinato a contenere la birra, ma penso: “sicuramente ci sarà meno ossigeno del normale”. La malsana idea iniziale di come fare il travaso prevedeva di far affluire la CO2 dentro al fermentatore con la birra (contenitore di partenza), spingere fuori la birra da rubinetto a rubinetto e farla defluire nel fermentatore di arrivo; questo, teoricamente, riempiendosi dal basso, avrebbe dovuto spingere fuori dall’alto (dal buco dove metto solitamente il gorgogliatore) la CO2 in eccesso, che, a sua volta, sarebbe confluita nel fermentatore di partenza dotato di un raccordo a T. L’obiettivo era di riutilizzare la CO2 fuoriuscita dal fermentatore di destinazione, per continuare a svuotare il fermentatore di partenza. ASSOLUTAMENTE IMPRATICABILE !! Questo ovviamente l’ho realizzato dopo 2 tentativi di travaso con le 2 birre e molta CO2 sprecata – non so quanta;, in realtà lo potrei sapere pesando la bombola. I motivi per cui è impossibile sono:

  1. gli attacchi dei tubi JOHN GUEST (o similari) devono essere fatti bene – il tubo deve arrivare fino in fondo al raccordo, altrimenti si hanno perdite nel circuito che non permettono di lavorare in pressione !! – questo il motivo principale per il quale il manometro non era stabile – questo si può far meglio
  2. Assolutamente impossibile riuscire a tenere la pressione, anche se di pochi PSI, di un contenitore che non ha una chiusura pressurizzata – questo vale sia per per i fermentatori di plastica, il cui coperchio continuava a sfiatare – non saltava il coperchio perché c’era il nastro adesivo – sia per i fermentatori INOX che, pur avendo le chiusure a vite, non hanno comunque una tenuta sufficiente e dalla guarnizione sfiatano – questo non è evitabile a mio parere
  3. Infine è IMPOSSIBILE sperare di riutilizzare la CO2 che fuoriesce dal contenitore di arrivo se anche questo non è pressurizzabile

La conclusione è stata che i travasi si fanno (si faranno) a caduta come sempre – “saturerò” di CO2 il contenitore di arrivo che saranno KEG pressurizzati – cercherò di farlo semplicemente con un “lavaggio” a pochi PSI come se fosse una bottiglia; i KEG saranno senza pressione perché, altrimenti, la birra non potrà arrivarci per caduta, poi lascerò i KEG in maturazione senza pressione all’interno perché non farò, per il momento, carbonazione forzata.

LA PRIMA SPERIMENTAZIONE – IMBOTTIGLIAMENTO CON LA PISTOLA CINESE

Diciamo che qui, dopo i travasi di cui sopra che mi hanno permesso di prendere confidenza con la CO2, con i raccordi JOHN GUEST etc., è andata decisamente meglio. La CO2 in questo caso è stata collegata esclusivamente alla pistola cinese. La birra affluiva alla pistola cinese, come sempre, per caduta dall’alto, e la CO2 è servita solo per fare un breve “lavaggio” delle bottiglie prima di far defluire all’interno delle stesse la birra. Forse, l’unica cosa, che ho realizzato poi grazie ad un paio di risposte ad un post che ho messo su un gruppo FACEBOOK, che è inutile lavare le bottiglie con una pressione elevata (non ricordo ma credo di essere arrivato anche a 8 PSI); sono sufficienti 1-2 PSI per qualche secondo. A differenza di prima, quando imbottigliavo con la semplice asta, bisogna avere la accortezza di tapparle subito (il prima possibile); non è proprio come tapparle sulla schiuma, come si fa con la birra già carbonata, ma meglio se le si chiude quanto più velocemente possibile per non vanificare il lavoro fatto.

CONCLUSIONE

Siamo pronti per l’inizio del nuovo anno e la prima cosa che dovrò fare sarà quella di imbottigliare le 2 birre (circa 50LT cad) che avevo travasato a luglio con la sperimentazione della CO2; ho tutto il necessario per farlo. Poi procurerò i KEG e, dopo la prima cotta e a conclusione della prima fermentazione primaria, affronteremo di nuovo il travaso. Ma in quel frangente non vorrei avere problemi, quindi, appena avrò i KEG farò qualche altro TEST con dell’acqua, in modo da calibrare bene questo passaggio – sempre sperando che la legge di MURPHY non ci metta lo zampino.

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